“L’amore non dà nulla fuorché se stesso e non coglie nulla se non da se stesso.
L’amore non possiede, né vorrebbe essere posseduto poiché l’amore basta all’amore”
K. Gibran
L’amore non possiede, né vorrebbe essere posseduto poiché l’amore basta all’amore”
K. Gibran
In Potere Personale (1977) Rogers ci informa che amare non significa essere tutto per l'altro e che il rapporto tra partners si basa su una comunicazione aperta, autentica e sul reciproco rispetto dell'Altro, anche in termini di vissuti ed autonomia personale, dove i ruoli di coppia non assumono più quei connotati contraddistinti da fissità, rigidità e da stereotipi sociali. Il rapporto d'amore, ne consegue, è una relazione basata su una profonda accettazione della libertà esperenziale, non solo della propria, ma anche quella del partners. In tal senso, l'Autore, in A Way of Being del 1980 ci offre un piccolo cammeo riguardante la sua personale intolleranza ad un rapporto di coppia basato sul controllo e sul possesso. In effetti, il paradigma rogersiano amoroso, non può non basarsi sul seguente presupposto: si è coppia, ma, in quanto Persone ed individui, anche agenti di scelta unici ed irripetibili. In tal senso, L'Altro che si ama, per i principi di saggezza organismica, libertà esperenziale ed autodeterminazione (Rogers, 1951) non è lo strumento di soddisfacimento dei nostri bisogni, non è la nostra ancora di salvezza, né tanto meno l'artefice delle nostre aspirazioni; sta a noi, come persone capaci di scelte (Rogers, 1951), la libertà e responsabilità della nostra felicità. Non sono, da qui, il prestigio, né la bellezza, né il fascino, piuttosto che la carriera dei nostri compagni a farci sentire realizzati. Tanto meno è responsabilità dell'Altro a nutrire le nostre ferite narcisistiche e le nostre paure abbandoniche. Non viviamo di luce riflessa. Solo nel momento in cui, noi per primi ci legittimiamo e ricaviamo le nostre soddisfazioni personali, all'interno dei nostri spazi, potremo vedere ed accettare l'Altro come entità separata e diversa da noi: ogni membro della coppia ha un'identità unica, soggettiva ed irripetibile e l'incontro può avvenire solo nel rispetto e consapevolezza delle reciproche differenze. Nella realtà, al contrario, si è soliti pensare che il rapporto d'amore sia un patto di sangue (in tutti i sensi, purtroppo. Come ci ricorda amaramente la cronaca di questi anni) e non di soddisfazione dei propri desideri e passioni. Il rapporto diviene un giuramento di esclusività: l'esistenza di uno dei partners inizia e finisce con quella dell'Altro. Si tende a vivere il rapporto di coppia all'interno di due estremi: "o sono sempre con te e tutto per te" o "mi sei troppo vicino e non ti tollero più". Nel primo caso, pian, piano si abbandonano ( o non si iniziano affatto) le proprie aspirazioni, i propri interessi, al fine di raggiungere un'illusoria simbiosi di coppia; nel secondo caso, si ha così paura della vicinanza e del legame, da volerlo rifiutare. In entrambe le situazioni comunque, per quanto estreme l'una dall'altra, c'è un tratto che le accomuna: l'impossibilità di vedere l'Altro per ciò che è relamente, idealizzandolo o svalutandolo a seconda delle proprie insicurezze e paure. Non c'è più un cammino comune e rispettoso delle reciproche diversità. Non c'è più spinta vitalistica, Tendenza Attualizzante. Tutto diviene un calvario mortifero e doloroso: una via crucis da cui non si riesce a separarsi: iniziano, così, ricatti affettivi, morali, minacce, violenze, coazioni di sofferenza inaudita. Insomma, una spirale di rabbia, rancore e dolore da cui sembra impossibile usicre. Il legame, a differenza del possesso, si basa proprio sulla consapevolezza ed accettazione che l'Altro che amiamo sarà sempre, in quanto persona diversa da noi, un'incognità unica, soggettiva ed irripetibile. Differente da noi. Vicino e lontano. Presente ed Assente, senza per questo farci sprofondare in uno stato di annichilente e sopraffacente angoscia.
E per questo che il legame è una sfida: perché è una continua apertura all'esperienza. L'amore è una direzione, non una destinazione (Rogers, 1961). E' legame, non vincolo. L'amore, come ci ricorda Gibran, basta a se stesso. © Francesca Carubbi
Dott.ssa Francesca Carubbi
psicologa e psicoterapeuta rogersiana
Fano (PU)
www.psicologafano.com
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